Egregio Direttore,

Apprendo con disappunto e preoccupazione che il nuovo contratto di programma sancito tra Poste Italiane e il Ministero dello Sviluppo economico prevede un depotenziamento del servizio di recapito postale “in presenza di particolari situazioni di natura geografica e infrastrutturale". Inoltre, il piano di riorganizzazione prevede in aggiunta tagli e chiusure che interesseranno la rete dei servizi postali nei centri minori del nostro territorio.

A mio avviso, pur rispettando l’autonomia di un soggetto privato quale è Poste Italiane, questa misura non tiene conto:

•       della natura essenziale del servizio postale, tra l’altro sancita dalla direttiva UE 2008/6/CE che prevede la copertura totale del territorio nazionale e i requisiti minimi garantiti per l’erogazione dei servizi postali (minimo 5 giorni a settimana);

•       e soprattutto del fatto che “la particolare situazione geografica e infrastrutturale” delle aree interessate dalla riduzione del servizio non può giustificare una dismissione di certi servizi essenziali, che, anzi, in quelle zone montane, rurali o comunque periferiche rispetto ai centri maggiori andrebbero preservati e rinforzati per sopperire ai disagi legati a reti stradali e di comunicazione (banda larga) meno efficienti.

Le conseguenze di queste misure che fanno appello alle regole del mercato per legittimare lo smantellamento dei servizi essenziali nelle aree più disagiate le conosciamo bene e non sono certo positive per le aree interessate e non solo. Le ripercussioni sono gravi innanzitutto:

•       per le popolazioni locali, soprattutto per gli anziani, che vedono ridursi drasticamente la propria autonomia necessitando di mezzi e assistenza di cui non sempre dispongono per spostarsi nei paesi ancora serviti;

•       per l’equilibrio demografico tra piccoli e grandi centri urbani a svantaggio sia dei primi (spopolamento inarrestabile) sia dei secondi (congestionamento del traffico)

•       nell’interesse generale, per l’inevitabile degrado dei centri storici e dell’inestimabile patrimonio culturale custodito nei nostri piccoli centri causato dall’abbandono e l’isolamento dei piccoli centri e dai tagli che colpiscono gli enti locali, ai quali non si può certo chiedere di sostenere i costi del servizio.

L'Ufficio Postale nelle piccole realtà rappresenta uno stimolo di continuità per la coesione sociale, essendo un servizio basato sulla fiducia che si instaura tra utenti e gestori del servizio. Un taglio netto e repentino del servizio quindi non può che compromettere questo rapporto di fiducia, danneggiando anche l’immagine dell’azienda.

Bisogna pensare a soluzioni alternative che preservino la continuità e allo stesso tempo l’economicità del servizio e per questo, in qualità di presidente di una Provincia che vede il proprio territorio minacciato da un tale provvedimento, chiedo alle Poste Italiane e al Ministero dello Sviluppo Economico di rivedere la propria politica di ridimensionamento del servizio postale nelle aree minori e di concordare con gli enti locali e la direzione provinciale di Poste Italiane un piano di mantenimento del servizio nei piccoli centri.

Garantisco sin da ora la mia collaborazione per trovare una soluzione alternativa al ridimensionamento anche coinvolgendo attori locali e politici della mia Regione con i quali mi impegno ad avviare contatti ed azioni a difesa del territorio.

Mi auguro che questo mio appello non resti inascoltato e produca una reazione propositiva e nell’occasione le porgo i miei distinti saluti.

 

 

Il Presidente della Provincia di Fermo

On. Avv. Fabrizio Cesetti