Si è tenuto nel pomeriggio di Mercoledì 15 aprile un incontro in videoconferenza del Tavolo di sviluppo della Provincia di Fermo, al quale hanno partecipato tutti i suoi componenti, unitamente al Presidente della Camera di Commercio delle Marche.
La riunione è stata convocata per affrontare le problematiche economico sociali connesse allo stato emergenziale generato dal diffondersi del COVID 19 e della conseguente chiusura delle attività produttive e commerciali prorogata, dall’ultimo DPCM dell’11 aprile 2020, fino al 4 maggio.
Nel corso dell’incontro si è rilevato in particolare come la situazione emergenziale si innesti su di un territorio già in forte crisi economica e che ha visto proprio nei primi mesi dell’anno la conclusione dell’iter di riconoscimento dell’Area di crisi complessa fino all’approvazione del PRRI deliberato dalla Regione Marche e dalle Province di Fermo e Macerata ed in attesa della sottoscrizione finale con il MISE e con gli altri soggetti interessati.
Tutto ciò evidenzia come in questo territorio, che stava vivendo un momento di estrema fragilità, il sopraggiungere di una crisi emergenziale delle dimensioni che tutti conosciamo, comporta un impatto ed una deflagrazione ancora più devastante sull’intero sistema produttivo, turistico, commerciale ed edilizio del territorio fermano.
La condivisione totale da parte del Tavolo è stata raggiunta sui seguenti punti:
- La necessità di una facilitazione all’accesso di finanziamenti e di liquidità. La velocità che questa emergenza ha imposto, la repentinità e la durata del lockdown, inducono le aziende di tutti i settori ad avere bisogno di liquidità importanti in tempi ristretti per poter ripartire;
- Un aiuto, in particolare deve essere previsto per le aziende del settore turistico/commerciale, da parte delle Istituzioni locali attraverso la limitazione dei costi relativi a imposte e tasse locali (TOSAP, TARI, Tassa di soggiorno, ecc…)
- Occorre assicurare il rifinanziamento, per i lavoratori delle aziende in crisi, della NASPI e degli altri ammortizzatori sociali per fare in modo che nessun lavoratore dipendente rimanga senza le risorse essenziali.
- La convinzione che la ripartenza del settore calzaturiero non potrà avvenire se non nel rispetto di tutte le misure di sicurezza imposte dall’emergenza che si sta vivendo: quindi l’auspicata ripartenza delle suddette attività produttive potrà avvenire solo per quelle aziende che saranno in grado di dimostrare e garantire il rispetto del protocollo di sicurezza nazionale sottoscritto dalle Associazioni di categoria nazionale e da tutte le sigle sindacali.
Non si è trovata invece una sintesi condivisa sulla proposta avanzata dalle associazioni datoriali, di richiesta della ripartenza delle aziende del settore calzaturiero prima del 4 Maggio: la proposta di anticipo della riapertura è stata motivata dai presentatori essenzialmente a motivo delle caratteristiche che il settore riveste, primo fra tutti il carattere di stagionalità dello stesso. Riaprire tutto il settore dopo il 4 maggio significherebbe per le aziende non avere il tempo per affrontare le nuove fiere per la stagione successiva e quindi perdere ancora mercati e produzione, anche in confronto ai produttori di altri Paesi (ad es. la Spagna che avendo già riaperto la produzione riescono ad essere presenti agli appuntamenti fieristici con le loro proposte produttive) o di altre regioni italiane (Lombardia, Veneto, ecc. qualora ripartissero anticipatamente).
Diverso il punto di vista delle sigle sindacali che invece sono orientate a mantenere la data prevista dal Governo per la riapertura, ritenendo che anticiparla significherebbe mettere in forte repentaglio la sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie e quindi vanificherebbe gli sforzi fin qui compiuti per il contenimento del contagio.
Il Tavolo di sviluppo ha ancora una volta svolto la sua funzione di luogo dove la discussione tra le parti sociali può essere franca, approfondita e produttiva, seppure in questa occasione non si sia riusciti a trovare la sintesi condivisa su tutti gli argomenti ma di sicuro il confronto svoltosi ha permesso alle forze economico e sociali del territorio di confrontare le loro posizioni.
Il sistema economico e sociale del territorio fermano ha un estremo bisogno di fiducia, di progettualità per guardare avanti e ripartire: credo che vada lanciato un deciso e convinto appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti in campo, legati tra di loro a doppio filo per cui la scomparsa dell’uno determina la sparizione dell’altro.
Senza vanificare i buoni risultati ottenuti fin qui e continuando ad avere come obiettivo principale la sicurezza degli operatori tutti, coscienti che la convivenza con il COVID- 19 dovrà essere una costante anche dopo il 4 Maggio, occorre mettere in campo tutte quelle azioni necessarie per determinare una riapertura “sicura” nel più breve tempo possibile, in quanto nessuna politica assistenziale sarebbe poi in grado di risollevarci da una crisi economica e sociale profonda e dirompente di tutti gli assetti sociali ed economici.
Questo territorio non è in grado di sopportare un altro forte arresto.
La situazione emergenziale ha già evidenziato troppe diseguaglianze: tra fasce della popolazione (1/3 degli studenti non riesce ad accedere alla didattica a distanza per mancanza di dispositivi e/o per mancanza di connessione) tra territori (sistemi sanitari differenziati tra le Regioni) non trasformiamola anche in uno strumento per cancellare sistemi economici di interi territori, frutto di una cultura consolidatasi nel tempo e che non può e non deve essere cancellata.