Pubblichiamo il discorso del Vice Presidente della Provincia, Renzo Offidani, pronunciato lunedì 25 aprile in Piazza del Popolo a Fermo nell’ambito delle celebrazioni per il 66° anniversario della Liberazione.

Porgo il saluto del Presidente della Provincia, dell’Amministrazione provinciale e mio personale, al Prefetto, al Sindaco della Città di Fermo, alle autorità, ai rappresentanti delle associazioni dei partigiani e dei reduci, ai giovani e ai cittadini presenti.

La celebrazione del 25 aprilecoincide quest’anno con il 150° dell’Unità di Italia e questo fa risaltare ancor di più l’importanza storica del giorno della Liberazione.

Sessantasei anni fa il nostro Paese, dopo una lunga dittatura, veniva finalmente liberato dal fascismo e dall'occupazione nazista, mettendo fine ad una guerra disastrosa.

Quel giorno ha aperto per il Paese e per l’Europa una pagina nuova di libertà, di democrazia e di progresso sociale ed economico, dopo la notte buia del fascismo che aveva abolito ogni forma di libertà, macchiandosi di inaudite vergogne e disumanità come l’approvazione delle leggi razziali e portando il Paese nel baratro della guerra.

Il nostro ricordo deve andare quindi alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi che a rischio della loro vita e di quella delle loro famiglie hanno combattuto per riconquistare la dignità e la libertà del Paese, per noi e per il futuro delle nuove generazioni. Ricordiamo anche le famiglie che, pur rimanendo a casa, hanno collaborato con i partigiani e hanno accolto le persone ricercate.

Voglio ricordare in questa occasione solenne tutti i partigiani della città di Fermo, della nostra terra e della provincia di Fermo che hanno combattuto nella resistenza dando la loro vita per la libertà. Un ricordo particolare all’indimenticabile Comandante Giuliano Montanini, che abbiamo salutato per l’ultima volta qualche settimana fa.

Il 25 aprile ha segnato l'avvio della nostra ripresa civile e politica, di una politica allora vicina ai sentimenti e alle esigenze dei cittadini, che subito appassionò tutti gli italiani chiamandoli prima a decidere tra la Monarchia e la Repubblica e poi ad eleggere l'Assemblea Costituente che ha elaborato la nostra Carta fondamentale. Una Costituzione tra le più avanzate al mondo composta da regole e principi innovativi, chiari e profondi che costituisce l’eredità spirituale e morale della Resistenza e della lotta partigiana.

Suonano attuali le parole di Pietro Calamandrei, uno dei padri della Patria, nel discorso ai giovani in cui diceva: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra Costituzione”.

La memoria dei conflitti, dei caduti per la libertà e per la democrazia non deve venir mai meno perchè possa essere alimentato l’amore per il Paese e per le sue istituzioni democratiche.

Bisogna studiare e amare la nostra Costituzione come una guida costante per tutti: lavoratori, imprese, cittadini, educatori, amministratori della cosa pubblica. Bisogna in particolar modo illustrarla ai giovani, farne apprezzare la profondità e la lungimiranza e applicarla costantemente ogni giorno.

La Costituzione ha regolato la vita del nostro Paese, mantenendone la coesione e ci ha consegnato le Istituzioni della Repubblica, tra le quali la nuova Provincia di Fermo, che rappresentano democraticamente il Paese.

Con la Costituzione e con l’Unità d’Italia non si può scherzare.

La carta costituzionale, mantenendo saldi i principi ispiratori, se si rende necessario, può essere cambiata, non in modo approssimativo e superficiale, ma attraverso un dibattito serio ed approfondito, pur nella diversità delle posizioni politiche e con un consenso molto ampio.

Occorre che tutte le Istituzioni, nel rispetto reciproco fra i poteri dello Stato, esercitino con intelligenza, impegno e passione il loro ruolo per essere vicini alla popolazione e per realizzare il progresso del Paese.

Soprattutto in questo momento si chiede una stagione di grande impegno per affrontare i problemi internazionali e nazionali.

Vicino a noi ci sono popoli che si ribellano alle dittature e chiedono la libertà, popoli ai quali dobbiamo essere vicini.

Il bisogno di libertà porta all’esodo di tante persone che sono alla ricerca di una vita migliore, che dobbiamo saper accogliere mettendo in campo la solidarietà e la capacità di accoglienza che da sempre caratterizzano il nostro Paese.

Occorre un impegno volto alla ricerca di unità e di coesione per affrontare e risolvere i problemi veri del Paese, attuare riforme importanti e dare sostegno concreto alle imprese e alle famiglie in difficoltà.

La solidarietà va praticata anche nei confronti dei territori quando sono colpiti da particolari situazioni critiche, come è accaduto al nostro territorio con l’alluvione.

La Provincia e i Comuni hanno risposto e stanno rispondendo anche in tempi breve per fare quanto necessario, ma occorre che anche la Regione il Governo centrale facciano la loro parte.

Il governo non può disinteressarsi.

Occorre che ci sia una politica economica e sociale che sappia affrontare e risolvere il problema del lavoro e della precarietà per le giovani generazioni, favorendo l’istruzione, la ricerca, l’innovazione e la formazione.

Occorre quindi pensare agli interessi generali riproponendo anche un comportamento di sobrietà in tutte le forme e un concreto impegno nella vita pubblica.

Le Istituzioni dovranno fare la loro parte, ma io credo che i giovani dovranno impugnare la bandiera della democrazia, della libertà, dell’unità e del progresso del Paese per far vivere negli anni futuri i valori che ci sono stati trasmessi dalla lotta di liberazione.

 

Il Vice Presidente della Provincia di Fermo

Renzo Offidani