L’intervento del Presidente del Consiglio Luigi Marconi in occasione del Consiglio provinciale solenne celebrativo del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

In occasione di questo Consiglio Provinciale solenne indetto per celebrare l’anniversario dell’unità d’Italia, sono lieto di porgere il saluto a tutte le autorità civili, religiosi e militari, nonché ai cittadini presenti e a quanti ci ascoltano tramite diretta internet.

Il logo del 150º Anniversario dell'Unità d'Italia raffigurato da Tre bandiere tricolore, come riporta il sito ufficiale di italiaunita150, sta a rappresentare i tre giubilei del 1911, 1961, 2011, uniti in un collegamento ideale tra le generazioni. Immagine questa, pensata per evocare “il coraggio, il sogno, la gioia profondamente umana che accompagnò i fatti che portarono all'Unità d'Italia: per tirarli fuori dai libri di Storia e trasformarli in emozione ancora attuale.

Un’idea certo a cui non si immaginava si potessero associare polemiche sul perché e sul come celebrare un anniversario così importante, nonostante si tratti dell’origine non controversa dell’unità d’Italia. Il 17 marzo 1861, quando Vittorio Emanuele II assumeva per sé e per i successori il titolo di Re d'Italia.

Sulle polemiche e sulle dissonanze, la voce autorevole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato che iniziative programmate e festa non possono essere considerate “tempo perso e denaro sprecato, ma fanno un tutt’uno con l’impegno a lavorare per la soluzione dei problemi oggi aperti dinanzi a noi”. Affermazioni importanti per un anniversario in cui “vogliamo far rivivere nella memoria e nella coscienza del Paese le ragioni di quell’unità e indivisibilità come fonte di coesione sociale, e come base di ogni avanzamento tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più ampio contesto mondiale.” Concetto ribadito dallo stesso Presidente a Genova il 5 maggio 2010 in occasione del 150° anniversario della partenza dei Mille.

Questo momento di riflessione è una straordinaria occasione per investire sul nostro futuro, nello spirito dell’altruismo e della solidarietà. Nel comune intendimento di traghettare un periodo non facile che solo uniti supereremo, raggiungendo gli obiettivi di un nuovo sviluppo e di nuove e più diffuse occasioni di lavoro, con la speranza di avere un domani meno incerto.

E’ pur vero che  centocinquant’anni fa questo territorio perdeva lo status di provincia, oggi riacquisito, ma comunque, al di là di tutto, e sempre, deve prevalere lo spirito di unione sul localismo.

Dei tre giubilei che ricordavo, non sfugge a nessuno che quello che stiamo festeggiando sembra trovi un’Italia dimessa, e a volte, con visioni che tendono a rimettere in discussione l’ormai acquisito processo di unità nazionale.

Dopo un lungo avvio, questo anno celebrativo si è via via riempito di occasioni e di contenuti, grazie anche alla ricchezza del contributo giunto dalle più diverse voci e componenti della società civile, che si è sommato a quello delle istituzioni.

E’ un impegno che la Provincia di Fermo ha voluto assumere, condividere e sostenere, convinta che nelle ragioni fondative di una dimensione territoriale unitaria nazionale si trovino gli spazi per la coscienza unitaria di italiani e per le ricchezze delle specificità e delle diversità, da valorizzare armonicamente e nello spirito non superato, seppur non ancora compiuto, della nostra Costituzione repubblicana.

Una storia, quella del Risorgimento Italiano, che la ricorrenza ci fa riscoprire e ci rimanda ai manuali di storia.

Rivivono così le emozioni giovanili nel ricordare le pagine più brillanti, le date più famose che, rilette con l’esperienza, si riscoprono fatte da una storia di popolo, da moti a forte componente giovanile, con l’ansia di costruire un futuro diverso.

Era “Giovine” anche l’Italia che si desiderava realizzare e per la quale insurrezioni, barricate, difese e plebisciti riunivano con il territorio i sogni e le attese di libertà, indipendenza e unità che trovavano la loro espressione nel tricolore esteso a tutto l’attuale territorio nazionale.

Il logo dell’anniversario rappresentato da tre bandiere tricolori che sventolano, reiterate nella forma, evocano suggestioni di festa, che accentuano il senso di coralità.

Sono questi gli elementi che vorremmo interpretare anche sul nostro territorio per rendere solenne e popolare al contempo una festa che non sia solo retorica, ricordo rispetto ad un punto di arrivo acquisito, ma un’occasione per riconfermare tensione unitaria verso il bene comune e per riscoprire le radici del nostro essere italiani.

I 150 anni di unità d’Italia sono una consegna, sono un impegno, sono una eredità che è frutto del sacrifico di molti.

Vittime, eroi, gente comune, capaci di solidarietà anche nei frangenti bellici, uomini di stato dalla visione strategica, intellettuali, politici attenti all’interesse comune, grandi figure nel campo della cultura, della scienza, che con orgoglio, hanno creato le premesse di una rinascita e di una integrazione fra popoli anche in chiave europea, germogliata dopo la disumana catastrofe della seconda guerra mondiale.

Siamo, con orgoglio di popolo, italiani ed europei. Possiamo affermarlo da uomini liberi grazie a uomini liberi e forti che hanno preparato questo nostro presente.

In questo trovo suggestive le parole del card. Bagnasco che ha invitato a fare dell’anniversario “una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani, dentro l’Europa unita ed in un mondo più equilibratamente globale”. Elementi questi, che sono fondamento e garanzia per un futuro che rigetta ogni forma di integralismo e totalitarismo.

I nostri padri ci hanno lasciato un’Italia unita, stiamo lavorando per un’Europa che procede verso la riunificazione più ampia, a noi mettere il seme per un mondo più coeso e solidale, nel comune destino di una umanità che dovrà riscoprirsi unico popolo. E’ guardando al mondo che desidero esprimere vicinanza, solidarietà e cordoglio al popolo giapponese, duramente provato dal violentissimo recente terremoto, così come al popolo libico che è alla ricerca, ci auguriamo, di libertà e democrazia.

La nostra storia di italiani, fatta di passioni, di volti, di figure esemplari e di gente comune sia del passato che del presente, deve farci sentire orgogliosi di essere italiani, europei e cittadini del mondo.