L’Associazione Altidona Belvedere - in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Altidona, della Provincia di Fermo, della Fondazione Cassa Risparmio di Fermo, della fototeca Provinciale di Fermo – organizza presso la Galleria sotto l’Arco la mostra fotografica “Genti di Dio” di Monika Bulaj, figura di grande rilievo nel panorama internazionale.

L’inaugurazione è prevista per sabato 21 luglio, a partire dalle ore 19. A seguire, alle ore 21, cena in piazza con proiezioni (prenotazione obbligatoria - tel. 348.0331387).

La mostra, che resterà aperta fino a domenica 19 agosto con orario 18.30-22.30 (giorno di chiusura lunedì), nasce in occasione della nuova edizione di “Gente di Dio” (Postcart 2012), ampliata e contenete tredici racconti dell’autrice.

L’Associazione Altidona Belvedere da oltre dieci anni propone, nel mese di luglio e agosto, esposizioni dedicate al fotoreportage, ospitando grandi fotoreporter.

Negli anni scorsi le sale delle mura castellane di Altidona hanno ospitato, tra gli altri, i lavori di Uliano Lucas, Letizia Battaglia, Tano D’Amico, Francesco Cito, Romano Cagnoni, Mario Dondero sollecitando l’interesse del pubblico non soltanto locale, ma nazionale, contando in ogni edizione svariate centinaia di visitatori. Va dato merito all’Associazione Altidona Belvedere di aver saputo promuovere il territorio attraverso la propria attività, oltre ad aver creato forti legami, facendo “rete”, con i reporter ospitati che tornano negli anni successivi a presentare le mostre dei colleghi.

“Genti di Dio” è un viaggio nel sacro dell’Est Europa, tra il Baltico, il Mar Nero, Il Caspio e il Mediterraneo, alle frontiere della spiritualità orientale, in bilico fra cristianesimo, islam ed ebraismo. “In queste terre - dice Monika Bulaj - sotto le ceneri languiva l’infanzia d’Europa, il nostro oblio e le nostre paure, la storia si confondeva con il mito, il vero con l’irreale e le ombre di quelli spazzati dalla Shoah e dei deportati si mischiavano ai presenti. Mi sono spinta un po’ alla volta, sempre più a Est, seguendo i canti. Ho viaggiato tra i vecchi credenti della Polonia e i rom della Macedonia, gli armeni della Romania e i lemki polacchi, tra gli hutzuli ucraini e i tartari bielorussi, tra gli aleviti della Albania e gli Udini del Caucaso.”

“Sono riflessi di un’unica luce i tredici racconti di viaggio di Monika Bulaj. Ma quello che più impressiona di questo mondo è la quotidianità di gesti ed espressioni l’universitalità di usanze a prima vista così particolari, la ricchezza di umanità che traspare da paesaggi, figure, racconti. Eppure, nonostante l’abisso del male, i riflessi di quella luce non cessano di baluginare: un fotogramma o una parola possono esaudire il comandamento biblico della memoria, possono rendere nuovamente presente ciò che non è mai passato perchè appartiene al futuro dell’umanità”. (Padre Enzo Bianchi).

 

INFO:

tel. 348.0331387

altidonabelvedere@aruba.it

BIOGRAFIA DI MONIKA BULAJ

Profilo professionale: fotografa, reporter, documentarista

Temi di ricerca: confini delle fedi (mistica, archetipi, divinazione, possessione, pellegrinaggi, corpo, culto dei morti), minoranze, popoli nomadi, migranti, intoccabili, diseredati, in Asia, Europa e Africa

Nascita: nel 1966 a Varsavia, Polonia

Studi: filologia polacca all’Università di Varsavia

Lingue: di madrelingua polacca, parla italiano, francese, inglese, tedesco, russo e altre lingue slave, un po di spagnolo, studia arabo e persiano

Mostre: circa 60, tra New York e Cairo

Collaborazioni giornalistiche: Corriere della Sera, GEO, Il Venerdi di Repubblica, National Geographic, Freundin, TEATR (Polonia), EAST – European and Asian Strategies, Courrier International, La Repubblica, D – La Repubblica delle Donne, Io Donna – Corriere della Sera, Gazeta Wyborcza, Internazionale, Avvenire, Famiglia Cristiana, Il Piccolo

Libri: “Libya felix”, Mondadori 2002;”Donne, storie e progetti”, Alinari 2004; “Gerusalemme perduta”, Frassinelli 2005, “Figli di Noe”; Frassinelli 2006; “Rebecca e la pioggia”, Frassinelli 2007, “On the move”, SKIRA 2007; “Genti di Dio. Viaggio nell’Altra Europa”, con la prefazione di Moni Ovadia, Frassinelli 2008

Premi: Grant in Visual Arts 2005 da parte di European Association for Jewish Culture; Premio Francesco Gelmi di Caporiacco 2008; Premio Chatwin 2009 “Occhio assoluto”; The Aftermath Project Grant 2010; Premio Luchetta-Hrovatin 2011; TEDGlobal Fellowship 2011.

 

GENTI DI DIO, VIAGGIO NELL’ALTRA EUROPA

Introduzione alla mostra

… Periferie incantate, segnate dalla Storia.

L’Europa orientale è un mondo vicinissimo e sconosciuto. Povero eppure grandioso nella sua bellezza. I giornali non ne parlano. L’Ucraina, per esempio. E’ distante dall’Italia un giorno di automobile, ma pochi sanno cosa sia l’onda lunga delle sue colline. I turisti non ci vanno, sebbene la natura incanti e la gente sia fraternamente ospitale. Per arrivare in quei mondi non c’è più la Cortina di Ferro, ma restano le frontiere della Fortezza Europa. Attraversarle dà ancora il batticuore. ..

Se ci vai da semplice viaggiatore, la polizia s’insospettisce. Per ore i doganieri ti frugano biancheria, macchine fotografiche, agenda, passaporto. ..

Ma quando sei oltre, il tuo diventa un viaggio del tempo. Lì i cambiamenti arrivano più lentamente che altrove...

... Non sono solo le periferie d’Europa. Sono anche le periferie delle fedi. Periferie speciali, dove i monoteismi oggi in conflitto generano – a sorpresa – terreni di coabitazione. Ed è un mistero che proprio questi territori, devastati da tanti massacri e deportazioni, siano riusciti a generare una capacità di incontro che altrove il mondo sta perdendo.

Fedi passionali, che i chierici dell’Islam, del Cristianesimo o dell’Ebraismo bollano spesso come superstizione. Fedi popolari, radicate al territorio, all’anima delle acque, dei boschi, alla tomba di un profeta o di un santo. Ma capaci, anche, di travolgere le frontiere implacabili delle confessioni. Una risorsa formidabile, miracolosa e spesso ignorata.

Ho cominciato nell’inverno del 1985, sul confine orientale della Polonia che ho attraversato a piedi da Nord a Sud, per campi e boschi. Ho vissuto con contadini, pentecostali e carismatici, capaci di rompere, nell’estasi, ogni barriera di lingua e cultura.

In una foresta selvaggia, terra del grande movimento millenario e apocalittico negli anni Trenta, ho conosciuto un poeta che sapeva a memoria il Capitale di Marx, costruiva aspirapolvere per le mucche e aspettava l’arrivo di Messia alla fine dei tempi.

Da allora non ho smesso di cercare e il viaggio alle periferie dell’Europa è diventato un viaggio nelle genti di Dio. All’inizio è stato una ricerca delle frontiere fisiche tra popoli e confessioni. Oggi, con questa nuova mostra, si cerca nelle frontiere metafisiche, anzi magiche, dove quei popoli e quelle confessioni riescono a toccarsi nonostante le orrende memorie che li dividono.

Nella gelida, vuota casa padronale dove abitò il grande poeta Czeslaw Milosz, trovi un polacco adottato dagli zingari che è diventato custode dei segreti dei rom, un popolo che non rivela se stesso a nessuno. E poi i libri, le croci e le icone sacre nelle case dei «Vecchi credenti», gli ultra-ortodossi scismatici che respinsero le riforme liturgiche russe del Seicento. Genti rimaste alla fede medievale, perseguitate, messe al rogo, espulse. Disperse in Polonia, Moldavia, Romania, Bulgaria, Siberia e nei più disparati angoli della Terra. E poi, sui Carpazi dimenticati fra Slovacchia e Polonia, i Lemki (o Ruteni), una minoranza ucraina di religione ortodossa e greco-cattolica.

… viaggiando per anni, a piedi, in bicicletta, su slitte e trattori, dormendo in letti di legno, fienili e stalle, impari a scavare nei confini delle fedi…

Il viaggio continua, nei monasteri ed eremitaggi carpatici, sulle montagne annerite dalle candele degli Armeni, dagli Hutzuli, i geniali musicisti e guaritori dei Carpazi orientali. E poi va oltre, nel mondo carpatico, e anche l’orizzonte fisico si amplia, in una nebulosa di luoghi ignorati, fino ai confini del Mar Caspio e oltre. Tra le montagne delle pietre ardenti, il Caucaso,

E poi ancora i monti Rodopi in Bulgaria, devastati dal comunismo ma dove puoi sentire centinaia di zampogne suonare sotto le stelle. E poi viaggi ancora verso la Seconda Roma, dove il Bosforo ti attira come un imbuto, nella Istanbul più segreta dove ebraismo, islam e cristianesimo d’oriente hanno generato forme di devozione meticcie e irripetibili, una fede aperta molto più antica delle riforme di Ataturk, figlia di una grande anima nomade. Quella nata nelle steppe fra Asia Centrale e Altopiano Anatolico.

Il tema dei Rom, disseminati e onnipresenti nel mondo tra Baltico e Mar Nero, diventa con naturalezza il filo rosso di questo viaggio nomade. S’intreccia con storie di deportazione e persecuzione, di reciproca penetrazione o convivenza sofferta.

... E appena oltre, in Ucraina, le terre dove scrisse e dipinse Bruno Schulz e Martin Buber ebbe la sua infanzia, i boschi che in antico furono un bastione contro i tartari, e dove oggi, in un monastero come quello di Pocajev, un’architettura cattolica, quasi bavarese, si sposa con l’ortodossia più antica e passionale.

La chiesa cristiana d’oriente è un’inesausta fonte di spiritualità.

 …Le eresie e gli scismi sembrano la chiave per conoscerne i temi più importanti, difficili talvolta da inquadrare: spezzandone la struttura consolidata, la misurata regolarità, paiono svelare le caratteristiche più rilevanti dell’inconscio religioso. Crogiolo di mondi distinti, che si penetrano ed interagiscono, con diffidenza o compassione, con indifferenza o paura. Mormorar di preghiere, baci su libri, icone, reliquie, croci. Girare sulle ginocchia intorno a montagne sacre. Prostrazioni, processioni, pellegrinaggi. Il bisogno del sacro. Intemperante, smodato. Fatto di anima e corpo.

Monika Bulaj