Allo sciopero generale indetto dalla CGIL, hanno preso parte anche il Presidente della Provincia Fabrizio Cesetti, gli Assessori Giuseppe Buondonno e Adolfo Marinangeli.

Durante il presidio in Piazzale Azzolino a Fermo, invitato dal Segretario provinciale della CGIL Maurizio Di Cosmo, il Presidente Cesetti è intervenuto toccando il tema della manovra economica e dell’ipotizzata soppressione di piccoli Comuni e Province.

“Ho aderito in maniera convinta - ha affermato - perché ritengo che sia doveroso, con la nostra presenza, segnare una protesta forte contro una manovra economica che doveva essere adottata per rilanciare il nostro Paese e che, invece, ha posto le condizioni per la sua depressione e per la lacerazione del tessuto sociale e del rapporto tra le Istituzioni e la Repubblica.

Ieri ho partecipato a Roma all’ennesima manifestazione dinnanzi a Palazzo Montecitorio, alla presenza di tutti i rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni. Erano sia di centrosinistra che di centrodestra, e tutti hanno condiviso che questa manovra è contro gli interessi del Paese.

Il punto a cui siamo giunti ha delle responsabilità precise, e sono di coloro che per tanti mesi e tanti anni hanno negato la gravità della crisi economica.

Ma la condizione per risollevarsi è la condivisione, la coesione sociale e tra le Istituzioni: allora, una manovra di questo tipo non può essere fatta contro l’accordo di tante parti, contro gli Enti locali, contro i Comuni, le Province e le Regioni; non può essere fatta spaccando il fronte sindacale e quindi spaccando la società. Grandi personalità della Repubblica ci hanno insegnato e ci ricordano che nei momenti difficili bisogna praticare la logica della concertazione tra tutti quanti.

Questa, inoltre, è una manovra che colpisce le persone più deboli, le fasce meno garantite, anziché intaccare le grandi rendite e i grandi patrimoni. Non è possibile che in un Paese come il nostro non si assuma piena la consapevolezza che diventano intollerabili i 150 miliardi di Euro all’anno di evasione fiscale, pari a 3 manovre economiche di questa portata. Bisogna assumere provvedimenti adeguati, perché è lì che dobbiamo andare a colpire.

Per quanto riguarda il problema degli Enti locali, quando era stato varato quel decreto io dichiarai subito che era grave. Ci sono volute settimane perché poi, alla fine, un Presidente di una piccola Provincia avesse ragione. Quel provvedimento è stato un fatto di una gravità inaudita perché per la prima volta si è voluto inculcare nell’opinione pubblica che con un decreto legge era possibile spazzare via Istituzioni della Repubblica. E allora quando la Costituzione la si calpesta o si consente che venga calpestata, per sopprimere una Provincia o un Comune, si crea un precedente pericoloso. E questo non può essere. Oggi i Comuni, le Province, le Regioni sono articolazioni della Repubblica al pari dello Stato e con esso devono interagire. Oggi, finalmente, si sono resi conto che non possono farlo più, che c’è la Costituzione che protegge questi Enti.

Sotto questo profilo, ci sono anche responsabilità di alcune forze alleate nel Centrosinistra, perché si è voluto dire al Paese che nei piccoli Comuni, dove i Sindaci e i Consiglieri fanno volontariato, o nelle Province, lì si anniderebbero gli sprechi o una sorta di casta: non è così, è una colossale bugia, è fumo negli occhi.

Vi ricordate Calderoli che in conferenza stampa ha detto che sarebbero state cancellate 54.000 poltrone? E quali sarebbero le 54.000 poltrone? Quella del Consigliere comunale di Smerillo? O quella del Consigliere provinciale di Fermo, che prende 36 euro lordi a seduta? Sono quelle o sono altre? Non è possibile che su questo ci sia una sorta di connivenza, anche dei nostri alleati.

E’ importante anche che si raccolgano le firme per la riforma della legge elettorale. E io ho firmato proprio stamattina, io che ho avuto il privilegio di fare il parlamentare ma che almeno venivo eletto, non nominato dai segretari di partito. E proprio i nominati vorrebbero dare una lezione a noi che veniamo eletti e che dopo cinque anni possiamo essere mandati a casa dal popolo sovrano, il vero punto di riferimento del nostro Paese e della nostra democrazia.

Parliamo di costi: oggi, per quanto riguarda le Province è di 113 milioni di Euro lordi. Sapete quanto costato i cosiddetti Enti strumentali? 2,5 miliardi di Euro, pari a 22 volte tanto. Per questo come Province abbiamo detto che siamo pronti a prendere gratuitamente le loro funzioni. E non lo affermiamo soltanto in occasione di questa manifestazione, perché lo abbiamo detto anche alla Regione Marche: su mia proposta, due mesi fa, è stato approvato un Ordine del Giorno al CAL in cui diciamo che siamo disponibili, gratis, ad acquisire le competenze di Ersu, Erap, Ato, etc, perché è proprio lì che si possono veramente conseguire risparmi.

E poi sapete quanti sono i costi delle Province nella spesa complessiva dello Stato? L’1,5%, vale a dire 12 miliardi di Euro contro gli 850 che, a vario titolo, spende lo Stato. Ma noi con queste risorse non giochiamo a Bingo ma pensiamo alle strade (l’85% del territorio nazionale), alle scuole secondarie e alla loro sicurezza, all’ambiente, alla programmazione urbanistica, alle politiche del lavoro e alla formazione professionale: questo facciamo con le risorse disponibili e con i 61.000 dipendenti alle dipendenze di tutte le Province.

Ma non ci arrochiamo sulla difesa della Provincia in sé: siamo disponibili - e su questo condivido l’impostazione della CGIL - a confrontarci per ridisegnare l’architettura istituzionale della Repubblica. Se poi all’esito di questo disegno, di questa condivisione, sarà necessario ridisegnare le circoscrizioni provinciali, noi saremo ben disponibili a farlo purché questo risponda ad interessi veri del Paese, purché si dica chi svolgerà quelle funzioni perché oggi, nel parlare di abolizioni degli Enti, dobbiamo pensare che le funzioni restano, le donne e gli uomini preposti al loro assolvimento restano. E allora cosa cambierebbe? I cosiddetti costi della politica, che sono poi i costi della democrazia?

Chiudo dicendo una cosa che penso, pur ricoprendo un ruolo istituzionale: oggi, nel nostro Paese, all’interno e nel panorama europeo e mondiale, c’è una questione di credibilità della politica, ed è su questo che dobbiamo intervenire; oggi, questa classe dirigente non è più credibile agli occhi dell’opinione pubblica interna ed agli occhi degli osservatori internazionali.

Di questo dobbiamo essere consapevoli e, secondo me, dobbiamo creare le condizioni attraverso una mobilitazione continua perché ci sia veramente la possibilità di un ricambio e che si possa insediare una nuova classe dirigente che sappia pensare al Paese, al suo presente ma che, soprattutto, lo sappia proiettare nel suo futuro”.