Si è svolto giovedì 22 aprile, presso la sede della Provincia di Fermo, un incontro con il Dottor. Paolo Sabbatini, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Sezione di Shangai e Consigliere per le Arti del Municipio di Shangai. Sabbatini, nativo di Porto Sant’Elpidio e con nonni originari di Monte Vidon Combatte, è un figlio doc di questa terra, come ribadito dal Presidente Cesetti, una terra che si è distinta e si distingue nel mondo per le sue capacità.

Al Presidente è giunto l’invito a partecipare nel prossimo mese di giugno alle celebrazioni sulla figura di Padre Matteo Ricci, promossa dalla Regione Marche a Shangai.

Presenti all’incontro anche gli assessori Guglielmo Massucci e Giuseppe Buondonno, insieme alla neo consigliera regionale Maura Malaspina.

A margine, Sabbatini ha rilasciato alcune considerazioni sui rapporti tra Italia e Cina.

“Il riconoscimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina è avvenuto tanti anni fa proprio all’insegna della cultura. Questo è un aneddoto che non molti conoscono. In quel caso la scintilla nacque così: la Cina inviò al Governo italiano una lettera in cui disse: “La grande nazione cinese riconosce la millenaria cultura della nazione italiana”. Il nostro Governo rispose: “Il Governo italiano, onorato di tale riconoscimento, riconosce alla Cina la sua plurimillenaria cultura”. E quello fu l’inizio delle relazioni diplomatiche.

L’Italia, in questo sterminato continente cinese, ha una posizione di privilegio rispetto a qualsiasi altro Paese del mondo, perché i cinesi ci riconoscono questa nostra facilità, questa nostra tradizione e soprattutto un privilegio assoluto: quello di essere la terra del più famoso straniero tra i cinesi, e cioè Padre Matteo Ricci.

La nostra strategia ha insistito molto su quelle che sono le particolarità e le specificità della cultura italiana: da una parte la nostra creatività, che i cinesi ci riconoscono come uno degli elementi più importanti a cui fanno riferimento.

In secondo luogo ci riconoscono il culto del bello. Per quanto riguarda la definizione della bellezza nella cultura occidentale, i cinesi sanno che questa è definita dall’Italia e dagli italiani. Questo è un altro grande elemento che ha degli addentellati nell’economia perché, ovviamente, tutto quello che è bello si vende anche bene. E infatti i cinesi sempre di più hanno l’occhio verso i prodotti di lusso italiani.

Un elemento della strategia della penetrazione, sia politica che economica, è quello di dimostrare loro che tutto questo è possibile perché gli italiani hanno una tradizione che comprende tutte le discipline. Quindi occorre spiegare ai cinesi che le macchine italiane non sono solo belle ma anche efficienti. E’ una realtà che i cinesi sanno ma che bisogna ulteriormente promuovere, anche in Italia.”

 

Questa considerazione stride però con quanto viene al contrario percepito in terra italiana, con una sempre più forte avversione nei confronti dei cinesi, soprattutto di ordine economico.
Un’avversione che si sta radicando a discapito della grande opportunità Cina.

“Ci sono delle sintonie di percorso da affinare. I cinesi stanno facendo dei passi da gigante sulla legalizzazione dei marchi anche per gli addentellati internazionali. La Cina è un paese in cui tutto è successo negli ultimi anni. C’è anche un ingranaggio che deve essere raffinato. Secondo me è soltanto una questione di tempo. Io ero già in Cina come funzionario dell’ONU venti anni fa e posso affermare che c’è un grosso afflato verso l’Italia. I cinesi sono tantissimi, la mentalità è molto diversa, e per questo l’opera di personaggi pionieri come Matteo Ricci di Macerata e Teodorico Pedrini di Fermo è tanto più meritoria perché secoli fa ha instillato nei cinesi l’amore e l’interesse per l’Italia. Oggi stiamo procedendo in maniera capillare, soprattutto nella mia Circoscrizione. Tante persone, compresi Sindaci di paesi del comprensorio fermano, mi hanno chiesto: “ma cosa dobbiamo fare con i cinesi?”. E io dico sistematicamente la stessa cosa: i cinesi sono diversi ma condividono con la realtà italiana in generale e marchigiana in particolare una serie di valori che sono assolutamente identici: l’amore per i bambini, l’amore per i genitori, l’attaccamento alla terra.

Quindi che fareste voi se vi trovaste spaesati in Cina, in un villaggio della provincia cinese? Vi trovereste come i cinesi qui: spaesati. Allora secondo me dobbiamo fare noi il primo passo per vincere questa naturale timidezza.”

 

Quale strategia può attuare una Provincia per riuscire a far conoscere il proprio territorio?

“Bisogna far conoscere la bellezza del territorio, come motivo di invito, e una volta che i cinesi sono attratti dire loro che ci sono tante altre cose: c’è la cultura ma ci sono anche realtà industriali, ci sono i prodotti enogastronomici e le bellezze del turismo. E ci sono soprattutto le prospettive. I cinesi sono molto pragmatici: quando vedono che esiste un programma, un pacchetto specifico e che non deve essere cambiato all’ultimo minuto, danno fiducia e vengono. Questo a mio avviso potrebbe essere il movente.

Un esempio? I cinesi sono interessatissimi all’Opera. Questo territorio ha una tradizione operistica straordinaria, quindi se si potesse fare una sorta di pacchetto turistico/culturale con un’occasione specifica, come un festival o un grande evento, questo trascinerebbe anche la parte industriale ed economica.

Un’ultima cosa: si parla tanto del convogliare le masse cinesi. Secondo me questo è prematuro, perché le masse non vengono. Bisogna agire, per farsi cinesi tra i cinesi, con la fidelizzazione di alcune persone importanti nel territorio cinese, come grandi industriali, uomini di affari o persone di altissimo livello politico e culturale, che poi a loro volta, convinti della validità di venire qui, si porterebbero dietro altre persone. Perché in Cina vale come non mai il filo diretto delle amicizie e della fidelizzazione.

Io mi sento profondamente ancorato al territorio fermano e alla mia regione, e quindi ho già proposto al presidente Cesetti di contare su di me per quanto può riguardare una proiezione internazionale della Provincia di Fermo”.